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REBT e Training Autogeno

REBT

La REBT (Terapia razionale emotiva e comportamentale), ideata da Albert Ellis, uno dei terapeuti più influenti al mondo nel campo della psicologia cognitiva, parte da un assunto fondamentale secondo il quale il nostro modo di reagire emotivamente ed il nostro comportamento non sono automaticamente determinati dagli eventi esterni, ma dalla visione che abbiamo di tali eventi, cioè da come percepiamo, interpretiamo e valutiamo ciò che ci accade.

Per cui anche se alcune emozioni possono essere state scatenate da eventi esterni, dalle condizioni fisiche dell’individuo o dal nostro passato, il loro perdurare o intensificarsi è, nella maggior parte dei casi, influenzato dai pensieri: “Le persone non sono turbate degli eventi, quanto dalla visione che hanno di essi” – “Nessuna cosa è in sé buona o cattiva; è il pensiero a renderla tale” (Shakespeare).

Le sedute di Psicoterapia hanno l’obiettivo di sollecitare una funzionale ristrutturazione cognitiva, unprocesso di apprendimento attraverso cui la persona acquista l’abilità di parlare a se stessa in modo più costruttivo e meno autolesivo, per migliorare la qualità della propria vita ed abbassare gli inutili sentimenti di ansia: ridurre le emozioni negative, massimizzare le emozioni positive, recuperare il giusto senso del “valore personale”, attraverso la messa in discussione delle convinzioni irrazionali, del pensiero assolutistico contenuto nelle cosiddette doverizzazioni, bisogni imprescindibili, terribilizzazioni, catastrofizzazioni, ecc…., interiorizzate durante il processo di crescita a causa dell’alta suggestionabilità dell’essere umano.

L’obiettivo finale e ideale verso cui tenderanno gli sforzi è quello di:

“… favorire una maggiore ragionevolezza, per un pensiero più disciplinato e corretto, per un migliore equilibrio emotivo, per dei comportamenti più adeguati ed efficienti – in una parola, per una vita razionale e soddisfacente” (A. Ellis).

 

TRAINING AUTOGENO

La vita moderna fa sì che l’individuo sviluppi una tensione sempre maggiore, necessaria per far fronte alle richieste ambientali di una società come la nostra, così complessa e in continua evoluzione, con improvvise trasformazioni in tutti i settori, dove i valori, gli interessi e le motivazioni cambiano continuamente; una società fondata su un ritmo di vita frenetico e competitivo, dove il lavoro, ad esempio, è vissuto più come fonte di stress che come mezzo di autorealizzazione personale (crisi disoccupazionale da un lato, e smodata motivazione al successo per chi ha un lavoro, dall’altro).

Tale tensione in eccesso, a lungo andare avvertita come pericolosa per la salute psicofisica, spinge inevitabilmente l’individuo ad una affannosa ricerca di mezzi di distensione …

Il training autogeno è una tecnica idonea e utile a soddisfare il bisogno di distensione, è essenzialmente un metodo “naturale”, non ha effetti collaterali, non porta a fenomeni di assuefazione, coinvolge non solo il sintomo ma l’intera personalità dell’individuo. Si rivela perciò un valido sostituto a molti psicofarmaci oggi in uso, riscuotendo un consenso sempre maggiore ovunque applicato.

Ideato da J.H. Schultz, psichiatra e psicoterapeuta, che nel 1932 pubblica il suo trattato sul training autogeno (T.A.), definendolo “metodo di autodistensione da concentrazione psichica passiva, che consente di modificare situazioni psichiche e somatiche” …

Per un approfondimento si rimanda all’intero articolo contenuto nella sezione “articoli e pubblicazioni”.